Memoria Memoriae
Ho sempre pensato alla Natura come ad un essere pulsante, con una sua vita, un suo cuore, un suo sangue, la cui pelle porta i segni del nostro passaggio.
Attingo le immagini da una carta geografica mentale di segni e richiami.
Fisso sella tela alberi, montagne e dirupi.
Come per gli aborigeni di Marlo Morgan, anche per me le piante e gli alberi cantano silenziosamente, chiedendo un controcanto.
Mi sforzo di dipingere la luce bianca del giorno proiettata sul grande schermo della tela dove gli elementi silvestri risaltano in chiare ombre.
Le ampie superfici sono un luogo dilatato. Il bianco contiene l’elusivo e amplifica l’emozione. Dipingo ricorrendo a numerose velature. Passo e ripasso con trasparenze sempre più leggere. Affiorano così lentamente, lontane luminose ombre, monaci che al chiarore di ogni nuovo giorno inventano la loro preghiera con gesti e suoni sempre uguali. Come per loro è la preghiera, così è per me la pittura.
Milano, 23 settembre 1996








